Una delle prime domande che interessa quanti procedono con la cessione del credito riguarda l’imposta di registro. Cessione del credito imposta di registro, si paga? E se sì, a quanto ammonta? Dipende dai casi, che si sostanziano in tre possibili istanze. Cerchiamo di comprendere quali sono i fattori da considerare.
Cessione del credito senza scopi di finanziamento. In questo caso, tipico del factoring pro solvendo, l’imposta di registro va pagata. L’imposta si basa su un’aliquota, che si attesta allo 0,50%.
Cessione del credito senza scopi di finanziamento ma mediante scambio di corrispondenza commerciale. Questi casi sono frequenti, poiché rappresenta pressoché la norma che si scambino debiti o crediti. Nella fattispecie considerata l’imposta di registro non è dovuta.
Secondo un principio stabilito dal legislatore, l’Iva e l’Imposta di registro dovrebbero essere, nel limite del possibile, l’una alternativa all’altra. Questo non avviene nel caso della cessione del credito, come si è visto fino a questo punto (l’Iva infatti viene pagata nella prima fattispecie trattata in questo articolo).
L’imposta di registro si paga anche per quelle cessioni del credito che concretizzano una opportunità di finanziamento. Nell’eventualità considerata, però, non fa fede un’aliquota (che altrimenti sarebbe stata dello 0,50%). Si paga, infatti, l’imposta di registro in misura fissa: 129, 11 euro. Ciò è un bene o un male? Ovviamente, dipende tutto dall’entità della cessione del credito.
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