Per una volta uno strumento di finanziamento di natura prettamente statale aveva rispettato i risultati attesi. Il prestito a fondo perduto di Invitalia, destinato ai giovani imprenditori, era riuscito a fornire un’opportunità a chi intendeva aprire un’attività, assicurando condizioni agevolate.
Purtroppo i termini di partecipazione sono scaduti: ad agosto è stato annunciato lo stop dei prestiti a fondo perduto. La causa? L’esaurimento del fondo stesso. Da questo punto di vista, appaiono lampanti le responsabilità del Ministero dello Sviluppo Economico, che ha deciso, almeno per il momento, di non procedere con un nuovo stanziamento.
E’ ovvio che, a fronte di una domanda crescente di risorse per l’auto-imprenditorialità, Invitalia sia costretta a riaprire in qualche modo quella particolare linea di credito. Dopo le molte proteste, portate avanti non solo dalle associazioni di categoria ma anche da alcuni politici in seno al Parlamento, l’ente sta pensando a una riedizione dei prestiti a condizioni agevolate, ma caratterizzata dall’introduzione di alcune importanti novità.
Ancora è presto per stabilire se il cambiamento porterà effetti positivi, se il servizio verrà garantito o si registreranno conseguenze negative. Ad ogni modo, è in programma l’istituzione di un plafond non per i prestiti a fondo perduto, bensì per prestiti a tasso zero.
Il finanziamento potrà coprire fino al 75% delle spese per la realizzazione del progetto di impresa, sino a un massimo – in termini assoluti – di 1,5 milioni. Il restante 25% dovrà essere coperto con risorse proprie, o facendo uso di altri fondi di finanziamento.
L’iniziativa dovrebbe divenire operativa a partire da dicembre e sostenuta con uno stanziamento di 1,5 miliardi da distribuire in cinque anni.
Nel frattempo, sono arrivate critiche a Invitalia per lo stop dei prestiti a fondo perduto. Capofila delle proteste in Parlamento è il senatore di Forza Italia Basilio Catanoso, che qualche giorno fa ha condotto una vera e propria filippica al cospetto del Ministro dello Sviluppo.
Il politico ha sottolineato le responsabilità di Invitalia, colpevole di aver posto la parola fine a uno strumento che “finora aveva funzionato”, permettendo l’apertura di attività imprenditoriali a molti giovani.
Ha poi sollevato la questione delle domande rimaste in sospeso. Il cambio di rotta, infatti, è stato repentino. Il senatore ha infine evidenziato le differenze tra lo strumento che entrerà in vigore a dicembre, e quello abolito ad agosto: il nuovo finanziamento sarebbe rivolto a chi ha già una certa disponibilità economica, a garanzia del prestito, e non può quindi essere equiparato alle precedenti linee di credito.
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